Pagina:Sonetti romaneschi V.djvu/58

48 Sonetti del 1837


ER MERCANTE PE’ RROMA

2.

     Arto sei parmi e un terzo ariquadrato.1
Spiegatelo: nun pare una tovajja?
Bbèr fazzoletto! E ar telaggio nun sbajja.2
Quest’è acciaro, per dio! ferro filato.

     Una piastra,3 e lo lasso a bbommercato.
Che?! A ssei ggiuli sto capo nun ze4 tajja:
Costa a mmé ppiù de nove a Ssinigajja,5
Da povero cristiano bbattezzato.

     Si6 vvoi trovate chi vve facci er calo
Manco d’un ette sott’ar prezzo mio,
Da quell’omo che sso’7 vve l’arigalo.

     Chi è cche vve lo dà ppe’ cquattr’ e mmezzo?
Er giudìo? Dunque annate8 dar giudìo,
Ma ssarà un scarto: lo condanna er prezzo.

6 febbraio 1837.


  1. [Alto sei palmi e un terzo di palmo, in quadro, cioè “per ognuno de’ quattro lati.„ Il palmo era l’ottava parte della canna, la quale, come ho già avvertito, misurava metri 2,23 e una frazione.]
  2. [Non sbaglia: non fallisce, non inganna.]
  3. Uno scudo, che valeva lire 5,375 delle nostre, e si divideva in dieci giuli o paoli.]
  4. Non si.
  5. [A Sinigaglia, dove ogni anno c’era e c’è ancora una celebre fiera.]
  6. Se.
  7. Sono.
  8. Andate.