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Sonetti del 1847 379

porioni, il quale insieme co’ tre Conservatori, avendo però semplice voto consultivo, formava la Camera Capitolina, cioè quell’ S. P. Q. R. che il Belli giustamente interpetrava: Soli Preti Qui Regneno]      5 [V. La nota 2 del cit. sonetto: Er presepio ecc., 27. dic. 32.]      6 [Lo scherzo riuscirà più gustoso, se si ripensa che. l’Aracaeli è sul Campidoglio, che la chiesa apparti&ne alla Camera Capitolina, e che la frateria era (el è ancora, mutato loco) numerosissima.]      7 [Nel palazzo centrale del Campidoglio, residenza del Senatore, erano anche “le carceri per le cause attinenti al Tribunale Senatorio, e dei detenuti per debiti civili e commerciali., Moretti, Delle Finanze del Comune di Roma; Roma, 1878.]


LA MOJJE DE L'IMPIEGATO

     Vedi una mojje de cos’è ccapasce
Quann’è bbona e vvò bbene a ssu’ marito!
Lo sposo suo, pe’ cquer che ss’è ccapito,
Je piasce un po’ de sgraffiggnà, jje piasce.

     Rosso dunque in zur fà dd’una fornasce
Lo chiamò er zuprïore inviperito,
E jje disse: “Sor ladro ariverito,
Levateve dar lume e annat’in pasce.„

     Guarda, aripeto, che ppò ffà l’amore!
La mojje, inteso er fatto, se la cojje
E vva dar zuprïor der zuprïore.

     E ffurno tante le raggione dotte
Che jje seppe inzeppà sta bbona mojje,
C’aggiustò ttutto quanto in d’una notte!

7 gennaio 1847