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376 Sonetti del 1847

ER TIBBI DE PIAZZA-MADAMA1

     La cannonata carica a mitrajja,
Ch’ha ddato er Zantopadre in Pulizzia,
Pe’ rrigalo de Pasqua-bbefania2
A cquer fior de sciroppo de canajja,

     È stata una gran brutta zinfonia
Pe’ cchi ttiè la cuscenza fatta a majja:
Un’antifona, inzomma, che nun sbajja
Pe’ ggelà ppiù d’un ladro e d’una spia.

     Capisco, c’è da fàccese canuto,
Pe’ cquanto er Papa possi dajje addosso,
A estrippà3 er zeme der baron futtuto;

     Ma ar meno, a forza d’arrivajje all’osso,
Tanti che ancora sò birbi a minuto
Nun ze faranno poi birbi a l’ingrosso.

5 gennaio 1847

  1. [“Tutto ciò che sommamente nuoce o colpisce,„ dice altrove il Belli, “può essere un tibbi.„ — A Piazza Madama, nel palazzo omonimo, dove ora è il Senato, era allora la Direzion generale di polizia, con a capo il Governatore di Roma. Il 21 dicembre 1846, nominato cardinale l’inviso governatore Marini (Cfr. sotto codesta data il sonetto: Una bella ecc.), gli fu in quest’ufficio sostituito monsignor Grassellini, che prese solenne possesso il 26 dello stesso mese, e che a una parte de’ liberali piacque, se non per sè, almeno per l’odio che essi avevano contro il Marini. Piacque poi a tutti (meno i Gregoriani, s’intende) una mezza ripulita fatta di lì a pochi giorni in quel putrido dicastero, “rinnovandone la maggior parte degli ufficiali civili e militari:„ provvedimento o tibbi, che il Contemporaneo del 9 gennaio metteva tra i Fasti dell’augusto Pio IX, il Belli prendeva a soggetto del presente sonetto, e il Chigi, nel cit. suo Diario, registrava così: “30 dicembre 1846. Sono stati messi a riposo varj Impiegati della Direzione generale di Polizia, e fra gli altri il capo d’ufficio dei Passaporti Panvini Rosati (conservando però l’altro impiego che aveva di Segretario della Deputazione degli spettacoli), il Computista e Cassiere di quel Dicastero Francis„ (o Franci), “oltre il famoso Nardoni Tenente Colonnello dei Carabinieri che, si dice, passa nel Corpo dei Bersaglieri.„ Questi erano una specie di birri ripuliti, e il famoso che il Chigi appicca al Nardoni è illustrato benissimo da un passo delle Istorie del Ranalli (vol. cit., pag. 126): “Cima di furfante era il Nardoni; e bastava guardarlo per vedere in quel viso ferino, apertamente sfacciato nel delitto, impavido nella crudeltà, l’effigie d’uomo nato al capestro. E pure chi nel febbraio del 1812 era stato dalla corte di giustizia della prefettura del Tronto, punito di galera, e bollato per ladro e falsario, aveva ottenuto i primi gradi nella milizia, e quel che era peggio, poteri amplissimi di codiare, perseguitare, incarcerare, maltrattare, calunniare e commettere ogni altra ribalderia.„ E, pur troppo, dopo la restaurazione di Pio IX, li riebbe di nuovo!$rbrack;
  2. [La quale ricorre il 6 di gennaio. — Befanìa, per "Epifania,„ si dice volgarmente anche in Toscana.]
  3. [A estirpare. Come se volesse dire: “cavar fuori, sradicare, dalla trippa.„]