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320 Sonetti del 1846

ER PAPA NER GIUVEDDÍ SSANTO.1

     A le tavole inzomma e a la lavanna,
Er Papa, sibbè vvecchio e sfoconato,2
Pareva un stufarolo3 affaccennato,
Pareva er cammerier d’una locanna.

     Sto sant’omo che cqui, ssora Susanna,
Meriterebbe d’èsse imbarzimato.4
Sia bbenedett’Iddio che cce l’ha ddato,
Com’un giorno all’Ebbrei diede la manna!

     Ma è vvecchio, è vvecchio assai! Puro,5 speramo
Ch’Iddio lo sarvi da tarle e dda sorci
Come sarvò li zzoccoli d’Abbramo.6

     Lui je la canta sempre a sti scatorci7
De cardinali: Ottantatré nn’abbiamo,8
Ché ll’anni sui li disce a ccani e a pporci.9

9 aprile 1846

  1. [La mattina del giovedì santo 9 aprile 1845, cioè del giorno stesso in cui il Belli scriveva questo sonetto, Gregorio XVI, dopo avere assistito nella Cappella Sistina alla messa solenne pontificata dal cardinal Lambruschini, e dopo aver portato egli medesimo processionalmente il Santissimo Sacramento nella contigua Cappella Paolina, e data la benedizione dalla loggia di San Pietro, discese in chiesa, e “nella nave traversa, presso la Cappella dei SS. Processo e Martiniano, fece la lavanda de’ piedi a tredici Sacerdoti pellegrini. Finalmente salì al grande loggiato sopra il portico della Basilica vagamente ornato, ove apprestò ai medesimi le vivande alla mensa.„ Diario di Roma, 11 aprile 1846.]
  2. Affralito.
  3. Inserviente di stufa, cioè di bagni.
  4. Imbalsamato.
  5. Pure.
  6. [E un’ironia, e val quanto dire: “speriamo che non lo salvi.„ Giacchè, li zzoccoli d’Abbramo si usa comunemente per “un corno! niente affatto! ecc.„ Per esempio: Che cercate? li zoccoli d’Abbramo?]
  7. Disutilacci.
  8. [Veramente ne aveva ottanta in ottantuno, essendo nato il 18 settembre del 1765.]
  9. Cioè: “li dice a chiunque.„