Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu/104

94 Sonetti del 1835

LA GABBELLA DE LA CARNE SALATA.

     Cqua er Governo nun vò mmette1 ggiudizzio,
Perché de noi nun je ne preme un’acca.
Cqua er male nostro nun è mmal de bbiacca,2
E sse3 va de galoppo ar priscipizzio.

     Un vizzio suo è cche, ar pijjà, ss’attacca
A li ferri infocati: e un antro4 vizzio,
Che ffórzi5 fa ppiù ppeggio preggiudizzio,
È cche nun paga, o vvò ppagà a la stracca.

     Un presciutto tre ggiuli de dogana!6
E nun era un’idea meno bbisbetica
De maggnasse7 la grasscia sana sana?8

     La Reverenna Cammera Apopretica9
Nun pò annà avanti un’antra sittimana.
Fa ttroppe tirannezze: è ttroppa eretica.

18 gennaio 1835.

  1. Non vuol mettere.
  2. Non è mal da poco.
  3. Si.
  4. Un altro.
  5. Forse.
  6. Il dazio è di due baiocchi a libra. [Tre ggiuli: trenta baiocchi; poco più d’una lira e mezzo delle nostre.]
  7. Di mangiarsi.
  8. [La grasscia, qui vale: “il prosciutto stesso.„ Sana sana: intera intera. In fiorentino, sano per “intero„ non vive che nella locuzione: di sana pianta.]
  9. [La Reverenda Camera Apostolica, che amministrava molto male le finanze dello Stato, e che qui, per ischerno, è detta Apoplettica.]