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Prefazione cxlvii

Fatto nel 1501 il primo piedistallo, venne subito in uso di coprirlo con arazzi o tappeti il giorno di san Marco Evangelista (25 aprile), onde vi sedessero alquanto i preti di S. Lorenzo in Damaso; e da quest’uso si passò, con uguale prestezza, all’altro di vestire a festa, trasformandola per lo più in qualche personaggio mitologico, la statua stessa, e di farla in quel giorno parlare più assai che in ogni altro. E chi la vestì a sue spese, e la fece parlare il più delle volte a suo modo per mezzo de’ suoi familiari, fu appunto il Caraffa, fino al 1511, cioè finchè visse. Tutto ciò si rileva con sicurezza assoluta dalle raccolte delle pasquinate di quel giorno negli anni 1510 e 1511, ma soprattutto dalla prefazioncella già citata della raccolta del 1509, che è la prima che conosciamo.

Stando però a codesta prefazione,1 parrebbe che la statua passasse addirittura dal fango della strada sul piedistallo del Caraffa, e che l’usanza di appiccicarle


  1. Rarissima, di capitale importanza per le origini di Pasquino, e non ancora confrontata col racconto del Castelvetro. Eccola, dunque, testualmente, sciolto solo le abbreviature, e aggiunta la punteggiatura, che manca quasi del tutto:
       "Ad angulum domus Cardinalis Neapolitani statue [statua], et quidem insignis olim est, Herculis ut quidam congnecturant, quae, trunca inutilave [mutilave] cruribus, brachiis ac naso, in loco non multos podes ab eo, in quo Cardinalis inpensa nunc erecta conspicitur, distante abiecta iacuit ao sordibus obducta annos complures: contra illam literator seu migister ludi, cui Pasquino Pasquillove erat nomen, habitabat, unde post statuae nomen inditum est.
       "At cum septimo calendas Maii, festo divi Marci Evangelistae, sedile, quod ex lapide ad ipsam statuam est, exornari aulaeis vel Attalicis vestibus sit solitum, quod in eo de more sacerdotes Sancti Laurentii in Damaso consideant aliquantisper, coopta est et ipsa statua simul exormari [exornari]; et poni versus aliquot ad illam primulum coeperunt, et varie ei putorum [pictorum] opera formae fuerunt inducto, aliquo ex clientibus Cardinalis Neapolitani viro docto inveniente, et mercedem pictori Cardinale persolvente: in annos versuum numerus crevit. Hoc autem anno, quo Iani forma fuit illi inducta, circiter tria millia ad illum fuerunt posita. . .„