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sul lago di Garda... Questa questione è dunque estremamente importante. Dalla maniera con cui sarà risolta dipenderà in gran parte lo stabilirsi di rapporti definitivamente amichevoli fra l’Italia e l'Austria».

Il governo francese rispose che avrebbe appoggiato la proposta, ma che non ne prendeva impegno formale. Il Nigra però insistette direttamente a Vienna per mezzo del Menabrea, plenipotenziario per le trattative di pace. Difatti egli in una lunga nota del 2 ottobre riferisce le pratiche fatte a questo proposito e gli argomenti usati.

L’Austria per assicurarsi il Trentino — argomentò il Menabrea — deve erigervi delle grandi fortificazioni, le quali sarebbero state «una minaccia per l’Italia più che un elemento di difesa». Invece «l’Austria, rinunziandovi, non avrebbe fatto che sloggiare da una posizione avanzata al di là delle sue linee naturali di difesa che avrebbero continuato ad appartenerle intere; l'Italia avrebbe considerato la riunione del Trentino come il complemento della sua difesa legittima da questa parte, difesa sinora incompleta». E la dimostrazione storica n’è che nel 1806 Napoleone obbligò la Baviera a creare una zona neutra nel Trentino. Così il Menabrea ricorda che Napoleone volle aver la frontiera dell’Isonzo, come era stata segnata nel trattato di Fontainebleau e ulteriormente modificata nel senso che il Talweg dalla sorgente alla foce ne fosse il cardine definitivo. Con tale confine anzi la Venezia era passata all’Austria nel 1814-15.

Ma tutte queste ragioni furono vane. Al Menabrea che gliene parlava il plenipotenziario austriaco conte Wimpfen rispose nella XI conferenza di non avere istruzioni. Poi, nella XII conferenza, dichiarò che il suo governo