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veniva da Roma; era dunque grande e possente, e poteva ottenere tutto quello che voleva.

La vedova maldicente le si inginocchiò davanti e le disse che aveva sognato il Re, vestito di rosso, con la corona in testa, che le diceva benignamente:

— Se Gavina Sulis domanda la grazia di tuo figlio gliela concedo.

Francesco a sua volta riceveva qualche malato. La stanza da pranzo si trasformò in un ambulatorio; ma i malati, quasi tutti paesani poveri, afflitti dal tracoma e dalla congiuntivite doppia, avevano un aspetto ben diverso da quello dei malati che Gavina aveva conosciuto a Roma. Non aprivano bocca se non interrogati; e mentre le donne, col capo avvolto da bende nere, si accovacciavano per terra, melanconiche e taciturne come schiave cieche, gli uomini anche i più miseri conservavano un aspetto dignitoso e fiero; alcuni ricordavano Sansone dagli occhi forati, e come lui pareva meditassero una vendetta grandiosa.

Paska e la signora Zoseppa non vedevano di buon occhio questa invasione, e anche Gavina avrebbe desiderato che Francesco si riposasse. Ma egli era spinto verso i malati da una forza superiore alla sua stessa volontà; e la loro vista gli dava una specie di ebbrezza che talvolta si esplicava in modo quasi selvaggio: egli s’impossessava dell’infermo come d’una