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sono ingannato. Tu non ami.... non amerai: non sei capace di amare e di vivere.... Questo solo torna a confortarmi: tu vivrai sola.... io vivrò solo.

— Oh, per questo puoi stare tranquillo! — disse lei, alzandosi. — E basta! Ora vattene; ora vattene!

E fu sorpresa nel vedere che egli ubbidiva: egli se ne andava Pareva ubbriaco. Prese il cappello, si guardò attorno con uno sguardo vago e nell’attraversare l’andito barcollò due volte.



Tutto dunque sembrava finito.

Dopo il colloquio notturno, Gavina andò a confessarsi, e questa volta lo fece quasi con orgoglio; ma il canonico Bellìa, al quale gli anni accrescevano tristezza e rigidezza, l’accolse male, dicendole che bisogna evitare le occasioni, perchè tante volte noi affrontiamo il peccato con l’apparente proposito di vincerlo, mentre invece siamo spinti ad un occulto desiderio di peccare!

Ed ella diventò cupa e triste quasi quanto il suo confessore. Ricordò che aspettando Priamo aveva confessato a sè stessa di amarlo ancora, e che s’era commossa nel vederlo piangere. Sì, il canonico Bellìa aveva ragione! Ella decise di sorvegliarsi per vincere anche «l’occulto desiderio di peccare».