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marco per quelle d’argento, quali il Soldo di denari grossi, che contenevano 828 per 1000 di fino, e in pari tempo fu tenuta per base l’oncia della libbra sottile di Bergamo per le monete erosomiste, che avevano solo 208 di argento fino. In essa leggiamo: item quod in qualibet Marcha de Pergamo ascendant de dictis denariis quatuordecim soldi et tres denarios de denariis grossis. — item quod fiat moneta parva — et tali modo colligentur (denarii) ad duodecim oncias — et facta mixtura de dictis denariis ascendant usque in quadraginta et septem denarii pro oncia ad onciam Pergami — et debet esse in ipsa libra, scilicet in ipsis duodecim onciis cet. (Carli, delle Monete e Zecche d’It. 1 p. 352 seg.; Argellati, de Monetis Ital. 5 p. 147 seg.). Ancora nel 1254 per le monete spicciole si usava l’oncia comune, e se può trovarsene la ragione nel fatto, che si voleva prestare un mezzo al popolo di potere ad ogni occorrenza verificare queste monete, che corrono per le mani di tutti, malgrado che la predetta convenzione ne limitasse la emissione, a maggior ragione si deve credere anche d’altra parte che non prima del 1254 fosse stato sostituito al comune il peso di marco nella verifica delle misure di capacità dei liquidi. E questo è altro argomento a conferma di quello che abbiamo detto (cap. II. § 5), non esser ciò potuto avvenire prima del 1263.

§ 3. In Francia la sostituzione del peso di marco alla libbra di Carlo Magno segna un’epoca abbastanza importante per la storia della monetazione, perchè tolse legalmente e per sempre ogni rapporto fra la libbra peso e la libbra moneta (Vuitry nel C. r. de l’Ac. des s. moral, et polit. 1876 p. 294): que-