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13 col. 117 seg.): esazione, che potrebbe stare in rapporto con un esagerato ragguaglio dedotto dall’aumentato valore della libbra.

§ 2. Manca ogni dato, appunto di quest’epoca, il quale riguardi la nostra città; ma per quanto si può argomentare per tempi così lontani, e senza alcun documento, si dove ritenere che la riforma ponderale di Carlo Magno non abbia preso piede fra noi, perchè la nostra libbra piccola, essendo stata ragguagliata a grammi 325,1288 (Tavole di Rag. della Rep. Ital. p. 272), viene ad occupare il giusto mezzo fra l’antico peso normale della libbra romana in grammi 327,45, e il peso della stessa all’epoca di Giustiniano in grammi 323,51 (v. Note 26, 156), onde rimane fuori d’ogni dubbio la inalterata sua perduranza dall’epoca romana infino a noi. Piuttosto è a credersi che, se non prima, almeno intorno a questo tempo siasi formata la libbra grossa con 30 once della sottile. Se siasi partito dalla base che libbre sottili 2½ avessero a formare quella libbra, o se per contro siasi presa la decima parte di un peso da 25 libbre, non è cosa che a noi sia dato risolvere con tutta certezza: ambedue i processi conducono allo stesso risultato, sebbene il secondo sia più facile ad essere ammesso, perchè abbiamo esempi di pesi in pietra che fin dall’epoca romana corrispondevano a multipli della libbra, p. e. quelli di serpentino del Museo di Napoli, da 10 e da 2 libbre, o quelli di serpentino e di bronzo da 50 e da 10 libbre trovati al nord di Cuenca in Spagna (Hultsch, Metrol. p. 115, 116, Rich. Dizion. s. v. pondus. 2 p. 195), sicchè, per quella naturale tendenza di proporzionare le mi-