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Ed a percorrerla, se enumererò ben pochi dei tanti in sommo pregio tenuti; sia ciò non che alle angustie di un elogio, alla vastità della materia concesso. Perchè sebbene e le Città e le Castella abbiano tutte indifferentemente qualche celebre uomo prodotto; rade come Arezzo ne educarono infiniti in qualsivoglia parte del sapere eccellenti. Chi inoltre dubiterà averne essa non minori nutriti, anche ai tempi Etruschi e Romani, il quale convinto sia questa dote in lei non dal caso,1 ma dalla felicità del sito dalla salubrità dei frutti e dall’aere suo puro e sottile procedere? Senza di che ne è bastante prova l’invidia contro di Arezzo concitatasi sino ad un fatto, che la barbarie Vandalica dimenticò: Allorquando i marmi innumerevoli per la Città di uomini e fatti memorabilissimi ai posteri ricordatori, furono sterminati2 col fuoco e ad erigere la Cittadella adoperati; quasi non altro fondamento al giogo d’Arezzo farsi dovesse, che la totale oblivione d’ogni passata grandezza. E questa gloria non fu la sola ad Arezzo invidiata: Il primo soggiorno che ai lumi allora risorgenti in Toscana s’aprisse, l’Aretina Università3 un tempo a quella di Bologna e di Parigi in fama compagna, la prediletta dal IV. Carlo e dal III. Federigo Imperatori mancò; e il tempio delle scenze e delle arti fu chiuso là dove nascevano gl’ispirati lor sacerdoti. Peraltro se e


  1. È creduta opinione assai probabile V. Denina Essais. sur le caractere des italiens ec.
  2. I Commissarj Fiorentini nel 1506.
  3. Il Guazzesi ne riporta dei Documenti interessanti. V. L’Ab. Angiolucci nelle note alle sue stanza.