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34 parte terza - capitolo iv [320]


di dodici carlini il mese: e quando non sono favoriti o compensati come vogliono accusano il comandante, il prete, i medici, dicono cose vere e false, e con incredibili astuzie mandano le carte ai ministri ed al re. Qualche comandante ne ha fatto aspra vendetta: un sicario ha trafitto il denunziatore, e se la ferita non è stata presto mortale, è stata avvelenata. Cosí i delitti sono vendicati coi delitti.

Quando la sera verso il tramonto, levato il ponte tutti sono noverati e chiusi nelle loro celle, rimangono per qualche tempo muti e pensosi, riguardando il cielo dall’angusta ferrata e parlando co’ propri dolori. Alcuno per ubbriachezza, per noia, o per costume si corica: gli altri, accesa la lucerna, fan cerchio, filano canape, e cominciano i discorsi della sera. Terribili discorsi che ti volgono sotto sopra l’anima, ti straziano il cuore profondamente, e talvolta ti fan tutto tremare e sudare ed arricciare i capelli sul capo per lo spavento. Raccontano la storia dell’ergastolo, cioè gli orribili delitti che qui hanno veduti, e le cagioni delle risse: descrivono i lunghi coltelli, le ferite, le grida, gli atti del ferire e del morire, ti additano i luoghi, e ti dicono che non v’è cella, non vi è pietra che non sia sparsa di sangue. Spesso raccontano la storia de’ misfatti altrui, spesso dei propri. Un mostro fece incesto con sua madre, e saputo che suo padre usciva dal carcere, con lei gli va incontro, e l’uccide: dannato a morte, ebbe grazia dal principe, ma nell’ergastolo fu ucciso per volere di chi è piú giusto de’ príncipi. Un altro uscito di galera dice alla madre mendica che la sera gli faccia trovare certi danari: la misera non li raccoglie dalla limosina: lo scelleratissimo la lega sul letto, v’appicca il fuoco e parte: alle grida accorron le vicine e salvano la vecchia mal viva. Per altri delitti costui fu mandato all’ergastolo, dove perí pugnalato. Un bottaio giuocava in una cantina e poco lavorava: la moglie un dí manda a chiamarlo per un figliuoletto: quegli dal giuoco e dal vino renduto bestia, scagliasi sul fanciullo e con un temperatoio lo uccide. Or piange continuamente, ha quasi perduto il senno, e non sa morire. Presso Lecce un ciarlatano,