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uno sguardo al mondo 35


combattendo per la causa d’Italia. Mostrò tanta prodezza che fu chiamato l’Argante della Laguna: innanzi al patibolo, e sul campo di battaglia ebbe cuore di lione: chi lo conobbe non poté non amarlo, né può non ricordarsene con affetto1.

Le carceri, le torture, le tradigioni, e i soldati che percorrevano il regno in colonne mobili, non impaurivano gli arditi, né impedivano si cospirasse. V’erano in Napoli alcuni uomini generosi, colti, ed accorti, che amici tra loro, si strinsero come in un gruppo, e divennero centro di tutte le cospirazioni. Essi erano il barone Carlo Poerio, il marchese Luigi Dragonetti, Matteo d’Augustinis, Pier Silvestro Leopardi, Gaetano Badolisani ed altri ancora, ai quali piú tardi s’aggiunse l’avvocato Francesco Paolo Bozzelli. Questo gruppo piú volte sgominato per arresti, esilii, e morti, sempre si ricompose per la mirabile destrezza del Poerio, e tenne vivo il fuoco nel regno. Essi con l’autoritá del nome, la forza dell’ingegno e della parola guidavano l’opinione liberale, consigliavano ed indirizzavano gli arditi che volevano venire a qualche fatto, governavano la somma delle cose nel regno, e spedivano lettere e corrieri in tutti gli stati d’Italia ed in Francia per pigliare accordi. Non ostante che l’Austria avesse occupato la Romagna, si disse di venire ad una rivoluzione per cacciarnela, ed ogni stato italiano acquistare libertá ed una costituzione propria, unirsi tutti in una lega nazionale. Era designato per lo scoppio il giorno 10 agosto 1833, e il moto doveva cominciare in Abruzzo. Ma le lettere, i corrieri, le parole che tra fuorusciti non si dicono a misura fecero sí che l’Austria da le spie che aveva in Francia seppe quello doveva farsi in Italia; onde stette in guardia per sé, ed avvertí gli altri governi, massime quello di Napoli. Furono arrestati il Dragonetti, e il Leopardi abruzzesi, e parecchi altri: ma fatta la causa, il solo Leopardi con altri sei fu bandito dal regno. Quella gran macchina riuscí a questo fine per un accidente

  1. Nel 1872 a Venezia presso il ponte di Rialto ho veduto sopra una bottega di caffé questa scritta: «Caffé del colonnello Rosaroll».