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dopo il 15 maggio 207


Con un editto del 24 maggio il re diceva ai suoi amatissimi popoli: «La nostra fermissima ed immutabile volontá è di mantenere la costituzione del 10 febbraio, preservandola da ogni eccesso. Sola compatibile con i veri bisogni di questa parte d’Italia, essa sará l’arca santa che conserverá i diritti dei nostri amatissimi popoli e la nostra corona... Riprendete adunque le vostre abituali occupazioni, ed abbiate fede con tutta l’effusione del vostro cuore nella nostra lealtá, nella nostra religione, nel giuramento sacro spontaneo che noi abbiamo prestato». Con decreti dello stesso giorno fu abrogata la legge elettorale del 3 aprile, richiamata in vigore la legge elettorale provvisoria del 29 febbraio, convocati i collegi pel 15 giugno, stabilito il luglio per l’apertura del parlamento.

Dunque la costituzione non era abolita; ma l’editto affermava troppo come fanno i bugiardi. Io ritornai in Napoli con la mia famiglia, mandai subito la mia rinunzia al Bozzelli, e ripresi ad insegnare privatamente. Mi rallegrai a riveder vivi e sani parecchi che si dicevano morti, ma ebbi gran dolore per tre giovani perduti. Angelo Santilli di venti anni, con capei biondi e lunghi, grandi occhi cilestri, e una grande mestizia sparsa sul volto, era un entusiasta che parlava al popolo e diceva cose che il popolo udiva ma poco intendeva: si trovò in una casa presso al palazzo Gravina che fu assalito dalle guardie reali, ed egli si pose a letto fingendosi ammalato; ma una scellerata vecchia disse ai soldati: «Questi è il predicatore», e fu ucciso. Un prete rettore del camposanto mi disse di aver veduto il cadavere ivi portato, che aveva la faccia contratta, contratte le mani, contratte le gambe, e tre grandi ferite di baionetta sul petto ed altre nel ventre. Povero Santilli! Vincenzo Melga, bello, ingegnoso, colto, tornato da un lungo viaggio, fu visto combattere da una casa in via Santa Brigida, e poi non se ne seppe piú nuova né vivo né morto. Invano ne cercò amorosamente il fratello Michele Melga: scomparve. Luigi La Vista giovine di alto ingegno e di alte speranze era col padre nell’Albergo dell’Allegria al largo della Caritá, e fu ucciso dagli svizzeri innanzi agli occhi