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xxxii coscienza letteraria di renato serra

lore (l’ombra del pensiero e del sogno). Il punto d'arrivo, anche negli appunti, è quasi senza pentimento, come senza pentimento era il principio, lo stacco del periodo (appena un se vi cammina dinanzi, invece di se vi cammina davanti). In mezzo ha lavorato l'espertissima arte di Serra giovine di ventiquattro e venticinque anni; ha lavorato a disporre secondo un ordine rigoroso, con linea ben marcata nella prima parte, con impressioni momentanee e concorrenti nella seconda. E ne è nata una pagina senza nei.

Ritratti, descrizioni prospettiche, ricapitolazioni. Di ritratti, di descrizioni prospettiche, di ricapitolazioni è pieno il suo ultimo e unico libro delle Lettere, il capolavoro di Serra, capolavoro non solo d’intelligenza critica, ma di scrittura e d’eleganza. Le analisi da cui esse si generano, per necessità qui sottintese, han servito da fermento al giudizio, e restano questi giudizi, queste forme specchiate, queste più ardue prove del suo ingegno. Tutto il libro è la storia della letteratura contemporanea, tra la fine dell'Ottocento e il principio del Novecento. Centocinquanta pagine sole, ma scritte con una padronanza, una rapidità schiva, un arioso intreccio di allusioni e insinuazioni, un parlare or ruvido or leggiadro, che non c'è esempio nella pur ricca fioritura della critica nuova. Solo il Croce delle Noterelle e delle Conversazioni critiche gli può stare a fianco; con altro accento, s’intende, ma con pari leggiadria e autorità d’ingegno. Temi vecchi e temi nuovi, Carducci, Pascoli, D'Annunzio, Oriani, Panzini, Croce, e Di Giacomo, Gozzano, Soffici, Papini, Checci, Palazzeschi: le loro persone, e il tempo, e le correnti. Tutto pare scritto fidandosi di