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le macchine. 81

     Ma caddero i vetusti arbori a terra
     Ai colpi della scure, e il seno avaro
     Schiuse la terra ed i fecondi semi
     Accolse e propagò, quando la marra
     65Appresero a trattare i padri nostri,
     Ed a condurre pel diritto solco,
     Coll’aggiogato tardo e lento bue,
     L’aratro che del vomere guernito
     Fende e rovescia le indurate zolle,
     70Che l’erpice corregge, appiana e trita.
Dal vento mosse ondeggiano le spiche,
     Che ad una ad una cogliere, e dal guscio
     Trarne le occulte biade e dalle ree
     Le buone sceverare invan presumi,
     75Se al mietere, al trebbiare, al cerner manchi
     L’adunca falce e la coreggia mobile,
     Che delle opposte vette il capo lega,
     E l’accerchiato vaglio a cui la pelle
     Da cento punte è traforata intorno.
     80Le raccolte, sbattute e monde biade
     Alla fremente macina confidi,
     Che in parti minutissime le versa
     Nell’agitato e querulo buratto,
     Onde cernito dalla rozza crusca
     85Esce l’eletto fior che in bianco pane,
     Già dell’acqua del lievito e del foco
     Le varïate prove al fine addotte,
     Si volge a ristorare il vital succo
     Che per le vene rosseggiando scorre.
90La macina scabrosa attorno gira
     Quasi trastullo al ventilar dell’aura,
     O all’urto di cadente onda sonora.
     Forse rimpiangerai la prisca etade
     E degli schiavi l’improba fatica,