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162 sermone decimosettimo.

     95Sollecita ricordi, e non consenti,
     Che tarda l’opra alla pietà risponda.
Chi di guida, di freno e di conforto
     Al dubbio passo, al lusingar fallace,
     Ed al certo soffrir nel vario corso
     100Della vita mortal non abbisogna?
     Onde la fida scorta ed il possente
     Ritegno, o l’ineffabile ristoro,
     Che pace infonde e a benedir consiglia
     L’arcana prova del dolore? Aperto
     105Il gran libro di Dio parla alle genti
     Di veritade, di giustizia e amore
     Parole eterne, che la cieca insania,
     O l’ipocrita usanza, o l’empia brama
     Invan rinnega, od a contraria parte
     110Volger procaccia. Pallido e confuso
     E di se stesso fuor quasi si pente,
     O si vergogna delle oneste e pie
     Opre chi teme del maligno volgo
     Lo scherno e l’ira; e con invidia guarda
     115Come rida fortuna e il mondo applauda
     Spesso ai più tristi. Ma di nuova forza
     Si rinnovella ripensando a Lui,
     Che dove occhio mortai mai non penètra
     Securo legge e gl’íntimi consigli,
     120Non men che l’opre manifeste, scrive
     Nella pagina sua: chè la baldanza
     Tosto non fiacca, e all’umile virtude
     La corona serbando a dì più tardi,
     Sempre l’una confonde e l’altra esalta:
     125E decreto di Dio non si cancella.