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la beneficenza. 139

     Miracol novo a lui, che il freno regga
     130Di popoli soggetti, ove al soperchio
     Di questo attinga ed il difetto adempia
     Di quello sì, che fino al nome ignota
     Più del beato secolo non esca
     Povertade a turbare i sogni allegri.
     135Vana lunsinga e stolta, onde l’altezza
     Precipita di pochi, e in fondo tutti
     Confusamente giacciono battuti,
     Fin della speme del risorger privi.
     A te del vario di fortuna metro
     140Aperte son le origini diverse,
     Onde vario di uffici ordin discende.
     Vedi fiume regal, che onuste travi
     Sul dorso porta ai più remoti lidi;
     Vedi ruscel, che limpido l’arsura
     145Del picciol orto a ristorar serpeggia.
Mal di ricchezza e povertà segnato
     È il confine mutabile, che norma
     Or dal riscontro di commosso speglio,
     Ora da larve al desïare infide,
     150Or dall’opinïone incerta prende.
     Poveri e ricchi son, come di pronti
     Ingegni o pigri, di gagliarde o vili
     Opre, e di lieti o di contrari eventi
     Ora sorride, ed or s’attrista il mondo.
     155Per orgoglio ed invidia ésca s’accende
     Alla discordia delle avverse schiere,
     Che in santi d’amistà nodi congiunte
     Volle colui, che al beneficio invita
     Con recondita gioia, a cui soave
     160Di grato core il palpito risponde.
Dalla modesta povertà, che lieta
     Vive del poco e alla diman provvede,