Miracol novo a lui, che il freno regga 130Di popoli soggetti, ove al soperchio
Di questo attinga ed il difetto adempia
Di quello sì, che fino al nome ignota
Più del beato secolo non esca
Povertade a turbare i sogni allegri. 135Vana lunsinga e stolta, onde l’altezza
Precipita di pochi, e in fondo tutti
Confusamente giacciono battuti,
Fin della speme del risorger privi.
A te del vario di fortuna metro 140Aperte son le origini diverse,
Onde vario di uffici ordin discende.
Vedi fiume regal, che onuste travi
Sul dorso porta ai più remoti lidi;
Vedi ruscel, che limpido l’arsura 145Del picciol orto a ristorar serpeggia.
Mal di ricchezza e povertà segnato
È il confine mutabile, che norma
Or dal riscontro di commosso speglio,
Ora da larve al desïare infide, 150Or dall’opinïone incerta prende.
Poveri e ricchi son, come di pronti
Ingegni o pigri, di gagliarde o vili
Opre, e di lieti o di contrari eventi
Ora sorride, ed or s’attrista il mondo. 155Per orgoglio ed invidia ésca s’accende
Alla discordia delle avverse schiere,
Che in santi d’amistà nodi congiunte
Volle colui, che al beneficio invita
Con recondita gioia, a cui soave 160Di grato core il palpito risponde.
Dalla modesta povertà, che lieta
Vive del poco e alla diman provvede,