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ii. la «nota ai guinigi» 771

prevenire ribellioni, tutte le armi in possesso dei privati dovrebbero esser confiscate.

Un altro suggerimento importante è quello di creare un organismo che avesse l’ufficio di conciliare i piati legali «che non bene chiari per l’una parte e per l’altra mostrare si puonno». Organismo che naturalmente non dovrebbe sostituire il giudice ma solo adoprarsi a che le parti, temprando gli animi, giungessero ad un accordo pacifico prima che la vertenza finisse in mano ai legulei, cosa che spesso portava i contendenti alla rovina economica.

Raccomanda il Sercambi che si proceda immediatamente al censimento di tutta la popolazione, così che si possa aver sempre presente il numero esatto dei cittadini di cui si può disporre in caso di guerra o di crisi economica, il loro stato, la loro residenza. Il pennoniere della contrada dovrebbe occuparsi di segnalare al governo ogni mutamento di domicilio di ciascun cittadino. Con tali misure il popolo potrebbe esser tenuto sotto stretta sorveglianza ed i pericoli di ribellione diminuirebbero di gran lunga.

Per poter attuare un simile programma, specialmente nella parte riguardante le misure di difesa interna ed esterna, sarebbero necessari dei fondi finanziari di una certa consistenza. Il Sercambi si domanda appunto da dove si potrebbero ricavare tali fondi, e la risposta che egli dà rappresenta la parte più interessante del documento. Lo scrittore invoca qui prima di tutto una politica finanziaria protezionista: Lucca non esporta piú seta, un tempo principale fonte di ricchezza per lo stato; si dovrebbe dunque imporre «forte e smisurata gabella» sulle importazioni, in special modo sul vino forestiero che aveva messo in forte pericolo la produzione locale. Si dovrebbe poi proibire per tutto il territorio di Lucca l’importazione di merci (eccezion fatta per il legname, avena, bestiame, cacio, pesce, carne salata e vino) che non venissero tratte direttamente da Lucca. I commercianti sarebbero cosí costretti ad aprire dei fondachi nella città, «e di questo avrebbe il comune du’ gabelle, l’una nello in trare, l’altra innell’uscire e il guadagno rimarrebbe in Lucca».

Si dovrebbe riordinare il catasto (una riforma catastale era stata auspicata da Francesco Guinigi, ma non venne attuata che dal figlio Paolo, forse anche sotto le pressioni dello stesso Sercambi, nei primi anni del suo governo) e lo stato dovrebbe cercare di disfarsi, o mettere a frutto quei possedimenti immobiliari che fossero improduttivi o non potessero essere sfruttati con profitto. Sercambi mostra di aver riflettuto a lungo su questo punto, giacché conosce esattamente quale sarebbe il gettito di tale operazione.