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CXVIII


R>edutti le brigate per la nuova novella ditta, giunsero a Bologna, dove il proposto comandò che una stanza si prendesse in onesto luogo, sperando quine dimorare alcuni dì; e così si fe’. E venuto l’ora della cena, quine faccendo dire alcune canzonette fra le quali si disse per una giovanetta così:

«Non far <contra> al dovere, che forse forse
contro ti tornerà quel <c’>hai pensato,
e il bellistà è sempre apparecchiato.
Il tempo passa, e però guarda, guarda
<prima> che giugni e non al fatto doppo,
ch’e’ leone già bisogno ebbe del topo.
Apri li occhi e rico’ queste verba
e pensa ch’umiltà vince superbia».

Cantato la dilettevole canzonetta, le taule poste, le vivande venute, lavate le mani, a cenare n’andaro. E doppo cena li stormenti sonando, le danze prese, fine a l’ora del dormire steono; parlando il proposto a l’altore, dicendo che per lo dì seguente doppo il desnare ordinasse una novella fine a l’ora della cena, restando in Bologna: a cui <l’altore> rispuose che fatto serà.

Et iti a dormire, la mattina levati, e fine al desnare ciascuno si diè buon tempo. E desnato, l’altore parlò alto dicendo: «A voi, omini che avete ucciso e dapoi co’ parenti di tali vi pacificate, ad exemplo dirò una novella»; dicendo così: