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i capelli di sansone. | 161 |
“Perchè non ho bisogno di un accompagnamento di Mendelssohn per flirtare, io!”
“Preferisce Cimarosa?”
“Non flirto io.”
“Sì? e allora che son venuto a fare, io, qui?”
“Un corso d’impertinenza, a quel che pare.”
“Grazie della lezione,” fece Riccardo inchinandosi. Ella rise: era ben seducente, ridendo, per Joanna, la marchesa Tecla Spada. Le labbra sottili si distendevano su certi dentini minuti minuti, e i piccoli occhi neri brillavano, mordevano, bruciavano.
“Io me ne vado a sentire Beethoven, marchesa; egli è più onesto di lei, che non flirta, che tende dei tranelli ai suoi amici, con le lotterie. Ci va, almeno, a Villa Borghese oggi?”
“Ci vado: porterò meco cento numeri per lei, Joanna.”
“Inoltrerò querela al procuratore del Re, per rapina. E all’Apollo ci viene, questa sera?”
“Joanna, lei ha l’aria di volermi sedurre, come una inesperta fanciulletta.”
“Questa è infatti la mia intenzione, marchesa,” soggiunse Joanna, gravemente.
“Stia attento alla sua riputazione, allora: ella si compromette orribilmente con me.”
“Oh!” fece lui, come desolato, “non ho più nulla da perdere.”