Pagina:Serao - Piccole anime, Milano, Galli, 1890.djvu/106

104 nebulose


lavano nè si guardavano: andavano freddi e noncuranti, immersi ciascuno nell’egoismo delle proprie riflessioni. Erano due cuori inariditi, secchi, morti, che avevano assaggiata l’amarezza di un’ultima delusione, credendo di amarsi. Attori consumati nel mestiere della rappresentazione, avevano insieme recitata la commedia ignobile della passione, esaltandosi sino al punto da crederla vera: ma l’impotenza delle loro anime li aveva prima condotti all’ingiuria feroce, poi all’indifferenza. Perchè odiarsi? Erano due miserabili esistenze, due tronchi colpiti dal fulmine. Ogni tanto, in lei, un senso di nausea, un sussulto nervoso per quest’ultimo convegno, in quella mitezza autunnale, nella campagna malinconica, dinnanzi al triste mare. Un carro carico di botti passò fra loro e li divise: ella fece un moto di disgusto, per quel puzzo di vino, egli si strinse nelle spalle. D’un tratto, lungo la siepe che separa i campi dalla via, in quella luce dubbia del crepuscolo, una piccola ombra scivolò. Era un bambina scalza