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— Chi, qualcuno? Questi malfattori di governanti, queste canaglie, questi vigliacconi, che mandano noi ad ammazzare, o ad essere ammazzati, per le infamissime ragioni loro, costoro penseranno alle creature mie?

— Come voi, ci sono tanti altri padri.... tanti altri umili lavoratori — mormorò, confuso e disperato, il prete.

— Sì, sì, siamo tantissimi, a essere mandati a macellare, o ad esser macellati, povera gente, che non sappiamo niente di niente! Che abbiamo da spartire, noi, con l’Austria, che non la conosciamo? Che mi hanno fatto, questi austriaci, che sono uomini come me, e cristiani come me?

— È vero — si lasciò sfuggire, il prete, disperato.

— Questi austriaci ci avranno la moglie e i figli come me, le creature loro, non è vero, don Giulio?

— È vero, è vero — disse il prete, nel suo immenso smarrimento.

— Allora, costoro, sono mio prossimo? E voi non predicate ogni giorno, alle donne e agli uomini, di amare il prossimo? Dite che Dio lo consiglia, lo vuole, lo comanda? È adesso che comanda, Dio, di ammazzarci, fra noi e il prossimo?

— Zitto, zitto, per carità, Pietrangeli — esclamò il sacerdote, mettendogli una mano sulle labbra.

— E perdonatemi, reverendo, se ho bestemmiato! Scusatemi, poichè siete un sant’uomo.... — si scusò, parlando trepido, il popolano romano. — Voi consolerete le nostre famiglie, voi che restate a servire Iddio: voi penserete alla mie creature....

— Vorrei farlo, Pietrangeli! — disse il prete, tristemente. — Ma io dovrò marciare, come voi.... Andrò al fronte.... Forse c’incontreremo, figliuolo mio....

— Don Lanfranchi mio, vi chieggo perdono, ancora — mormorò, sempre più contrito, il giorna-