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74 LEGGENDE NAPOLETANE

cui trecce le formavano un elmo sul capo, era una spagnuola vera. Ella rappresentava nella commedia la parte di una schiava innamorata del suo padrone, una schiava che lo segue dappertutto, e lo serve fedelmente sino a fargli da mezzana d’amore, sino a morire per lui d’un colpo di pugnale destinato al cavaliere da un padre crudele. Ella recitava con un trasporto, con tale impeto che tutta la sala si commuoveva allo sventurato e non corrisposto amore della schiava Mirza: tutti si commuovevano, salvo Gaetano di Casapesenna che faceva la parte del cavaliere. Ma così dal poeta era stata ispirata ogni parola del cavaliere, ed egli, freddo, indifferente, inconscio, non faceva che rimaner fedele al carattere che rappresentava. Solo, alla fine della commedia, quando la sventurata Mirza ferita a morte, s’accomiata con parole d’affetto da colui che fu la sua vita e la sua morte, allora, egli, cui appare finalmente la verità qual luce diffusa meridiana, preso dall’amore, s’abbandona in ginocchio dinanzi al corpo