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La grande fiamma 51


timidezza: i morti fiori autunnali di cui ella adornò il suo grande mantello bruno, fra occhiello e occhiello: e dopo aver aspirato lungamente il fiore, quasi impercettibile profumo di una rosa thea, lo offrì a Ferrante con un muto cenno, con uno sguardo pieno di amore, sguardo così vibrante di elettricità che l’uomo impallidì. Adesso passeggiavano su e giù, nella galleria di aspetto, coperta di cristalli, e curiosamente donna Grazia si fermava a tutte le piccole botteghe, dove si vendevano dei nonnulla, piccoli ricordi fiorentini, chincaglieria povera di viaggiatori sentimentali ed economici. Essa volle comprare le noci intagliate che raffigurano la cupola di Santa Maria del Fiore, le scatolette di legno d’ulivo che vengono da Lucca e portano sul coperchio le due rondinelle fuggenti, col motto francese: je reviendrai, le scatole da guanti, di paglia, foderate di raso azzurro o rosso. Pareva una bimba bizzarra e ingenua, al suo primo viaggio; essa risalì nel vagone, ridendo, ridendo, buttando sui sedili i fiori, gli oggettini, andando e