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La grande fiamma 41


udì che la seconda volta, quando bussarono alla sua porta. Era Ferrante: ma non entrò, rispettosamente.

— Andiamo? — diss’ella sorridendogli.

— Sì — disse lui, sentendo e vedendo la luce di quel sorriso, per la prima volta.

Ella mise il suo braccio sotto quello di lui: si appoggiava lievemente. Non potea dirgli nulla: ma vi era nei suoi occhi, nella sottile mano guantata, in ogni movimento della persona tanta femminile tenerezza, una così affettuosa domanda di perdono che egli dovette intenderla, in tutta la sua manifestazione: due volte, per le scale in penombra, si fermò a guardare il volto della sua donna, quasi volesse imprimersi nel cuore quella espressione così viva. Chi li vide passare di nuovo, sulla piazza, per la stazione, andando a mettersi nel vagone, in quella bionda mattinata di autunno, intese, certamente, che passava sul capo di quei due felici una silenziosa ora celestiale. Di quanto intorno ad essi avveniva, quei due più non sapevano: una macchinale coscienza, memore di altri viaggi, di altre

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