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126 Tramontando il sole


rammentava che egli, dieci anni prima, nei tempi dell’amore e del tormento, detestava quel suo riso squillante e clamoroso che le scopriva tutti i denti bianchi, che dava un non so che di feroce alle labbra rosee e che le riempiva gli occhi di scintille. Lo aveva tante volte visto fremere e impallidire, dieci anni prima, a quel mal riso beffardo e aveva sempre più riso, per ucciderlo a forza di risate, come in una leggenda! Non rise mai, quella sera, mentre Armida cantava le sue magiche canzoni, che davano le visioni ineffabili al sonno di Rinaldo. Lo ascoltò, serena, raccolta, con un’attenzione così dolce, che l’animo di Giovanni, restato in grande trepidanza sino all’entrata in teatro, si venne rassicurando, rianimando, rallegrando. Due o tre volte, involontariamente, egli alluse al passato, giacchè troppo il suo amore mancato aveva influito sulla sua esistenza, deviandola, torcendola ad altri ideali dello spirito, più alti, più inaccessibili e più tormentosi. Ma ella, dolcemente, non rispose alle allusioni che con un cenno di umiltà, ab-