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raccolta; ella pensava che dovesse essere di bello, di confortante quel nido caldo, ombroso, profumato, dove si affondava nella piuma e non si udivano rumori. Le ronzava nella testa la voce di lui, così soave, così soave, mentre le parlava.

Nel dormiveglia, pensando, sognando, le pareva udire di nuovo quella voce profonda, toccante, carezzevole, che alle più dolci parole dava un’intonazione musicale: le pareva di respirare nell’aria, intorno a sè, quell’odore fresco, quasi giovanile, di violetta. — Una scossa nervosa la fece trasalire, le fece aprire gli occhi: tremava dal freddo, ora, in quella oscura stanza da pranzo, con quella umidità di novembre. Le mani bru-