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di checchina 25

quell’ora, pel caldo, per la fatica, per l’idea che tutto sarebbe andato male, una grande confusione era nella testa di Checchina: gli occhi le brillavano, come per febbre. Quattro volte si era lavata le mani per paura che avessero il sito di pesce e macchinalmente le fiutava, come in un sonnambulismo. Uscendo nel salotto, il marchese le diresse un complimento sulla sua buona cera e Toto Primicerio si ringalluzzì. Il marchese era in soprabito chiuso, cravatta di raso bianco, con spillo di brillanti, a ferro di cavallo: si toglieva lentamente i guanti, donde le mani uscivano bianche e morbide, come quelle di una donna. Mentre ella restava in piedi, impacciata dal suo