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la mano tagliata. 425

casa d’ipnotizzatore, ed io ho veduto ai miei piedi le più belle donne di Europa. Ma che importa tutto questo? La sola persona, a cui io teneva, mi ingiuriava se io le parlava d’amore. Ostentatamente si dava alle preghiere cristiane per farmi irritare, sapendo che io odiavo tutta la razza cristiana e le sue ipocrisie. Ella diventava più bella, più pensosa, più mistica ogni giorno, e la sua anima mi sfuggiva sempre più, diventando più pura e più elevata. L’antica donna, amante dei piaceri e del lusso, periva lentamente in lei, e il suo spirito si librava in plaghe, dove mi sfuggiva completamente.

«Io tentai verso il quarto o quinto anno della nostra dimora insieme, un mezzo disperato. Ancora una volta, malgrado la terribile prima prova che ne avevo fatto io immersi Maria Cabib nel sonno ipnotico. Lo feci con una trepidazione grande, addormentandola solo leggermente, ed un’altra irrisione del destino toccò alla mia volontà. Quando più alta ruggiva la collera della prigioniera contro me, io la suggestionava e la facevo cadere nel sonno ipnotico. Ma era solo un lieve torpore, che le calmava i nervi, ma non ne vinceva la volontà.

«Maria, sì, mi rispondeva quietamente, ubbidiva sino a un certo punto alle mie suggestioni e qualche volta, con uno sforzo singolare, io arrivavo a farle dire, per mio suggerimento e sotto il dominio della mia volontà, che ella mi amava. Ma, appena nel sonno ipnotico, io le toccava la mano, appena le dicevo di stringere la mia, ecco, ella si ribellava anche nel sonno e mi sfuggiva lasciandomi disperato, piangente ed esausto.

«Mentre avevo piegato sotto la mia, le volontà più tenaci e domato i nervi più vibranti, quella misera donna mutilata, carcerata, in mio potere, non sentiva i miei ordini, che per darmi una fugace, derisoria illusione di bene, che per infliggermi il