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la mano tagliata. 413

conosceva, a cui si è data improvvisamente, a cui ha appartenuto un mese, mentre io agonizzava di collera e di gelosia? Morrò, ora.

«Dissi in un altro foglio di questa confessione, che avevo persuaso Mosè Cabib che Maria sua moglie, nello stato di sogno magnetico, poteva raggiungere la massima veggenza, e porci sulle tracce di molti tesori nascosti sotto la terra. Ma si sarebbe mai ella fatta addormentare? La vita dispendiosa ed elegante, che oramai ella faceva co’miei denari, l’aveva resa più orgogliosa e più intrattabile. Pure, in una notte, con la complicità di Mosè Cabib, io potei fare il primo tentativo. Alle due dopo mezzanotte penetrai in casa di Mosè, avendomi lui aperta la porta, e, tremando di gioia e di sgomento, entrai nella camera di Maria, dove non ero mai giunto. Ella dormiva. Quanto era bella! In quel momento, tutta la mia volontà cadde, e sentii che non sarei stato capace di tenerla sotto l’influsso magnetico. Ella al rumore si svegliò spaurita, e levandosi sul letto gridò a suo marito di cacciarmi via. Ella era così sdegnosa, così disprezzante, che tutta la mia ira e la mia gelosia repressa scoppiarono. Ripresi d’un tratto quella terribile volontà, che ha visto piegare innanzi a sè le energie più vivaci e più ardenti, le anime più temprate all’azione.

«Guardai negli occhi fisamente per vari minuti la donna sdegnosa, e mentre una orribile lotta le si rivelava sulla faccia, gli occhi si smarrivano conquistati dal mio influsso. Fu, lo ripeto, una battaglia lunga fra la mia volontà e la sua; ella si dibatteva contro l’ipnotismo, si torceva come in convulsioni, volendo assolutamente respingere il mio potere, sentendo che in quel sonno sarebbe stata la sua perdita. Ma cedeva, intanto, linea per linea, cadendo nel torpore ipnotico, mentre io emanava tale forza da sentirmi diventato un leone di sug-