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406 la mano tagliata.

sdegnato e desolato. Da quel giorno sono cominciate le mie sofferenze per Maria Cabib, e furono più o meno amare, più o meno strazianti; ma non finiranno mai e non finiranno che quando avrò chiuso questo fascio di carte e chiusa per sempre questa mia vita. Quello fu il simbolo di ciò che sarebbe stata la mia lunga ed inane passione per questa donna, di cui dovevamo morire lei ed io.

«Il giorno seguente a quello in cui avevo incontrato Maria Cabib nella vecchia sinagoga della vecchia capitale russa, io cercai di rivedere quella donna che in una sola ora aveva portato via la mia anima e che doveva per sempre dominare i miei sensi. Ero, come ho già narrato, in buone relazioni con Mosè Cabib, e costui anzi aveva una palese suggezione di me. Andai a cercarlo alla Borsa e cercai di farmi condurre a casa sua. Ma lo trovai singolarmente freddo su questo rapporto, giacchè gli ebrei non amano di mostrare molto le loro donne anche ai loro correligionari. Compresi che gravi ostacoli mi dividevano dalla bellissima donna che avevo sentito di amare nel primo terribile momento in cui l’avevo veduta, e che oramai tutte le mie forze sarebbero state rivolte a vincere queste enormi difficoltà. Oramai la mia ambizione smisurata aveva una ragione di essere, e se io ero brutto, laido, deforme, avrei saputo essere così ricco e glorioso, da sedurre qualunque restìo cuore femminile. D’altronde Maria Cabib mi parve una donna orgogliosa, e da codeste superbe creature vi è tutto da aspettare, il massimo dolore e il massimo piacere.

«Già la mia potenza magnetica, che in altri paesi meno fantastici e meno esaltati della Russia avrebbe avuto minore successo, aveva raccolto intorno a me la più grande società moscovita, ed io viaggiavo continuamente fra Mosca e Pietroburgo,