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356 la mano tagliata.

ciavano o infiammavano il mio corpo, ogni volta che uno di questi dubbi mi assaliva.

«Udii sonare i rintocchi della mezzanotte a un orologio vicino, e mi parve che segnassero misticamente l’ora del mio destino. Difatti, dieci minuti dopo, vidi avanzarsi verso me una figura bruna, che in quella penombra ebbi pena a riconoscere per Dick Leslie. Credete che fu con la voce soffocata nella strozza che gli dissi:

«— Ebbene?

«— Partito, — mi rispose laconicamente il detective.

«— Solo?

«— Solo, — rispose costui, pianissimo.

«Una vampa ardente abbruciò le mie vene a quella notizia suprema. Tremavo; presi le mani dell’agente di polizia, come si prendono quelle di un amico, di un salvatore, e gliele strinsi, dicendogli:

«— E che si fa ora?

«— Si aspetta che Lewis ritorni dalla stazione, per esser certi che Marcus Henner sia partito. —

«Insieme ci avviammo verso la piazza, dove sporge la facciata del palazzo di Marcus Henner; visto che il mostro correva in carrozza verso il treno, che lo doveva trasportare a Dublino, noi potevamo sorvegliare la casa un po’ più direttamente.

«Tutte le finestre erano serrate ed oscure, il portone era sbarrato, non un segno di vita in quella dimora, da cui doveva essermi rivelato il segreto della mia esistenza, e, mentre guardavo quella facciata tetra e oscura, mi assaliva un’altra incertezza più cocente, cioè che noi attendessimo invano colà, che noi sperassimo invano nella fuga di Maria, la quale, non conoscendomi, non avendo fiducia in me, spaurita dalla mia pazza lettera di amore, si negasse di fuggire, per darsi in mano ad uno sconosciuto. Non poteva ciò essere, forse?