Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/34

28 la mano tagliata.

tro al gobbetto: ma il portiere era lì, con la lanterna in mano, che aspettava: ma poteva non esser lui: e Roberto sarebbe stato ridicolo! Egli temeva il ridicolo come la peste bubbonica. Intanto, l’uomo era scomparso verso Propaganda e sarebbe stato impossibile di raggiungerlo. Il portone dell’Hôtel d’Europe si richiuse dietro Alimena.

Il giovane gentiluomo rientrò nel suo quartierino alquanto nervoso: sentendo che non avrebbe preso sonno subito, domandò al portiere di dargli un po’ di acqua calda, se ve ne era, a quell’ora. Voleva farsi un grog. Dopo pochi minuti, il portiere gli portò quest’acqua calda e augurò la buona notte. Il salottino e la stanza da letto erano ben caldi, giacchè il fuoco vi era restato acceso tutta la sera: Roberto accese anche la lampada che era sopra una consolle, invece di quelle candele dalla luce miserabile, così caratteristica, degli alberghi e si mise con molta calma, accanto al caminetto, a farsi il grog: aveva del cognac, dello zucchero, del limone, sempre in camera, e lo gustò a sorsi brevi, a intervalli, pensando che era stata un’allucinazione, quella che aveva avuta sul portone. Oramai, fissato di aver avuto un’avventura bizzarra, egli non vedeva che dappertutto il suo gobbo tedesco, dagli occhi verdi gelati!

Finito il suo grog, guardò l’orologio: erano circa le due, era ora di dormire. Ma una idea gli venne in mente: forse Héliane poteva aver ragione e quella scatola doveva essere un nécessaire da toilette. Sarebbe stato logico: quel viaggiatore non aveva altri bagagli, con qualche baule, forse, nel vagone delle merci: e portava seco il suo nécessaire. Infine, nulla si opponeva a che la scatola racchiudesse delle spazzole e dei pettini.

Per sincerarsi, volle vedere di nuovo la scatola: andò nella stanza da letto e la ritrovò dove l’avea lasciata, cioè sul tavolino di mezzo, accanto a quel-