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130 la mano tagliata.


Marcus Henner aveva nascosto il suo volto tra le mani.

— Oh quella voce, quella voce! — riprese Rachele Cabib con le mani congiunte sul petto, con gli occhi levati, pieni di estasi filiale, dimentica dell’ambiente, dimentica della compagnia. — Essa mi arriva all’anima come una seduzione irresistibile. Un anno fa, Marcus Henner, voi veniste in questa casa, per la prima volta; io vi avevo già visto, due volte, nella sinagoga, nell’ora dei divini uffici.... e mi avevate fatto ribrezzo! Poi.... veniste.... osaste parlarmi di amore, voi, voi! Invocai soccorso da mio padre; egli mi ama, ma subisce il vostro fascino, ma mi sacrificherebbe a voi, in nome non so di che, non so di che cosa! Allora, quella notte.... pregai molto. E addormentandomi, dopo aver pregato tanto, mi vidi accanto al letto mia madre.... tutta bianca.... si chinò sul mio letto e mi disse: Credi in Gesù Cristo! E sparve!

— Inganno, inganno dei sensi! — gridò Marcus Henner che si andava rialzando dall’abbattimento in cui era caduto.

— No. L’ho vista; l’ho udita. Non una volta soltanto. Sempre che voi mi siete apparso, sempre che voi avete voluto infliggermi il tormento e la vergogna del vostro amore ella è venuta. Ella mi ama, Marcus Henner, e vi odia, mia madre!

— Voi delirate, Rachele Cabib! — esclamò il Maestro, non dominando la sua commozione.

— Che importa! Anche un sogno può essere sorgente di odio, di amore, di vita. E sempre, sempre, ella mi ha nominato Cristo e la sua fede, quasi che quello fosse il mio solo rifugio, contro voi....

— Oh Dio! — gemette Mosè Cabib.

— Non sospirate, non gemete, padre mio, — ella riprese, rivolgendosi a Mosè. — Quello che deve essere, sarà.