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122 la mano tagliata.


— Tua madre! Non nominare tua madre, — disse il vecchio, con occhio smarrito.

— Ah! essa mi avrebbe difesa contro costui, essa mi amava, essa era una buona madre! — gridò Rachele Cabib torcendosi le mani.

— Figlia, figlia, — disse Mosè, con accento più tenero — il Maestro non vuole farti del male, desidera solo parlarti. Ascoltalo. Ti prego solo di ascoltarlo: non mi puoi negar questo!

— La sua vista mi fa orrore, — disse Rachele, rabbrividendo.

— È un grande spirito, è un grande Maestro, — mormorò lui, con terrore e ammirazione. — Vinci il tuo orrore, te ne scongiuro.

— Oh, padre, che mi costringete a fare! — ella disse con voce di lamento.

— Ascoltarlo, solamente! — replicò il padre, pregando, a mani congiunte.

Ella si decise, a un tratto. Ma il suo volto diventò freddo, marmoreo.

— Sentite, padre, — ella disse con voce ferma e tranquilla. — Io ascolterò costui. Ma non farò nessuna delle cose che egli mi domanderà, nessuna.

— Come tu vorrai, come tu vorrai, purchè tu voglia ascoltarlo.

— Io risponderò duramente a tutto, padre. Iddio m’inspira, — ella replicò, con la stessa fermezza. — Io scaccerò questo miserabile impostore, questo uomo nefando, dalla mia casa.

— Signore, Signore, illuminala tu, falle vedere la sua via! — disse il vecchio, con esaltazione.

Difatti, prima di scendere giù, Rachele Cabib fece una breve preghiera mentale: si accostò al ritratto di sua madre e lo baciò. Poi, disse risolutamente al padre:

— Precedetemi. — Difatti, il vecchio ebreo si avviò avanti, trascinando un poco il passo; Rachele Cabib si tratten-