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ni, con un lieve sorriso, toccando il suo mustacchio biondo.

— Avete ragione. Ma chi sarà costui?

— Non lo so.

— La vostra Rachele non vi ha mai parlato di un rivale?

— Mai; ma avrà taciuto per prudenza.

— Credete a un rivale?

— Credo a un rivale ignoto, respinto e perverso: un essere bizzarro, certo, e capace di ogni nefandezza, — disse Ranieri Lambertini, con una certa esaltazione.

— Anche voi! — disse Roberto Alimena.

— Come, anche io?

— Dico che qualche altro, nella vita, si è potuto trovare a contatto con esseri simili, — soggiunse, vagamente, Roberto Alimena, per non manifestare il suo caso.

— Forse, ma non come me. Sono sicuro di dover trattare con un atroce malfattore!

— E perchè non indagate?

— Rachele è muta e teme peggio, forse.

— E perchè non fuggite?

— Lo farò.

— Presto?

— Al più presto. Ve lo confido in amicizia.

— Potete contare sulla mia segretezza. Ma non dite che vi seguono?

— Sempre!

— Sapranno il vostro piano.

— No. È troppo ben combinato. —

Roberto Alimena sorrise, pensando al proprio piano che fra due giorni egli avrebbe messo in esecuzione.

— La fanciulla è decisa?

— Teme sempre, che la sua fuga faccia morire il suo vecchio padre che l’adora. Ora, però, non esita più.