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La Conquista di Roma 125

lata, cui è rimasta solo la facciata in piedi. Sulla cornice dell’alta muraglia che chiude il podere, il contadino solo restava: col capo appoggiato al pugno chiuso, guardava giù, indifferente.

I due deputati erano discesi sino al piazzale presso la fontana di Paolo III, camminando piano. Un principio di umidità crepuscolare filtrava attraverso lo scirocco, o piuttosto lo scirocco diurno, tepido, si tramutava nell’umido scirocco notturno che invade la città al cader del giorno. Gli equipaggi signorili discendevano da villa Pamphily, tornando verso Roma. Appoggiati al parapetto della terrazza che guarda la città, i due deputati seguivano con lo sguardo le carrozze. Due o tre volte Giustini salutò, con una scappellata secca e breve di uomo poco galante, e subito dopo, come se parlasse a se stesso:

«La Baldassarri, una contessa bolognese, bella donna, moglie di un senatore vecchio. Una sciocca da cui non vado più; ha la smania dei poeti, ne ha sempre vari in collezione, un barbaro, un sentimentale, un naturalista, financo: quelli che fanno i sonetti per nozze sono accolti con una