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196 scuola normale femminile


sima. Mentre le cantatrici, le indifferenti sonnacchiose e annoiate, filavano le parole:

               Ho una madre sulla terra
                    Che mi guida e mi consola.
                    Con angelica parola
                    Di conforto e di bontà.

Si vedeva bene lo sguardo appassionato che Amelia Bozzo, una convittrice del primo corso, una sottile bruna, dagli occhi verdi, fissava su Caterina Borrelli, l’esterna del terzo corso, dal grosso naso rincagnato, dalle lenti di miope, che le davano un’aria tra ironica e sdegnosa; e Caterina Borrelli girava fra le dita una rosa appassita che Amelia Bozzo le aveva data tre giorni prima. Gabriella Defeo, una biondinetta del terzo corso, convittrice, voltava con affettazione le spalle a Carolina Mazza, una esterna del terzo corso, con cui aveva litigato il giorno prima, e Carolina Mazza fingeva di leggere in un quaderno, per non levare gli occhi. Non cantava Artemisia Jaquinangelo, dai capelli tagliati corti, come quelli di un uomo, dalla faccia maschile, dal corpo scarno di giovanetto adolescente, perchè Giuditta Pezza, esterna del primo corso, non le voleva più bene; Giuditta Pezza sorrideva a Maria Donnarumma, ma invano; Maria Dormarumma cercava invece di sapere se Annina Casale avesse trovato lettere per lei alla posta; Maria Valente mostrava di lontano una carta alla sua amica Gaetanina Bellezza, detta bottigliella, perchè era piccola e rotonda; di mano in mano passava una boccettina di odore, che Clotilde Marasca aveva comperata per Alessandrina Fraccacreta, la bruttona sentimentale e civettuola. Si rinfor-