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Delfina.

Sotto la luce concentrata della lampada, la zia Angiolina leggeva: ogni tanto s’interrompeva, scambiava qualche parola con Cecilia e ripigliava la lettura. La stanza rimaneva quasi tutta nell’ombra; non un soffio d’aria entrava dalla finestra aperta, il luglio portava queste serate soffocanti. Sull’ampia tavola, coperta da un tappeto verde, stavano mucchi di biancheria, pile cascanti da tutte le parti, per soverchia altezza. Un grande armadio, in fondo alla parete, era spalancato — nella penombra, appena appena si distinguevano gli scaffali quasi vuoti. Presso la tavola, un cassone largo ed alto, di legno chiaro, col coperchio sollevato, foderato di tela gialla,