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paolo spada 51


malinconia; quando esse precipitano alla catastrofe in cui debbono perire, io sono assalito dalla disperazione, perchè le amo. Poi, dovrebbero morire, mentre io le amo. Io, che le amo, dovrei ucciderle. Brevemente o lungamente dovrei descrivere la loro agonia e poi ammazzarle. Non posso. Il cuore mi si strazia e non posso. Mi par di uccidere, a tradimento, una persona viva e sana; mi pare di affogare, in un cantuccio oscuro, una donna senza difesa: mi pare di scannare, di notte, un bambino. Non posso ucciderle. Perchè dovrei uccidere l’amante che è bella, che è buona, che non m’ha tradito? Io non posso. Ho orrore di me e non posso. Aspetto, penso, rifletto, mi torturo. L’arte mi dice: Fulvia deve morire. Ed io le grido, piangendo: Non voglio che essa muoia! L’arte mi dice: Uccidila. Ed io mi consumo di dolore, gridando: Non posso, perchè l’amo. Io aspetto: aspettazione tormentosa. Nulla appare. Allora io salvo la mia creatura agonizzante nel modo meno arti-