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cuore di porcellana 117


musicali, pranzi spaventosi e balli popolari. In fondo ci divertivamo come tanti giovanotti allegri, che eravamo, in compagnia di molte ragazze che ridevano dalla mattina alla sera. Quest'Alfonsina ci veniva, ma non le piaceva fare il chiasso: noi la chiamavamo la sentimentale, come usa nella borghesia meridionale, specialmente in provincia, per indicare una fanciulla malinconica. Ella non si dispiaceva del nomignolo. Questa creatura aveva venti anni, era di statura media, magra, le spalle un po' aguzze, il giro della vita assurdamente piccolo. La testa era anche troppo piccola, come quella di un uccello, ed afflitta da una massa inconcepibile di capelli castani, d'un colore morto e che si abbandonavano volentieri sul collo; una bocca minuta, che si storceva un poco nel sorriso; un nasino senza carattere, gli occhi tranquilli e castagni, ma un po' cisposi. La mattina li lavava col vino e non ci sembrava più. Pallida molto, le gengive smorte, anemica come una candela di cera.