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parte seconda 57

a riordinare la biancheria nella penombra. Checchina, impaziente, entrò con due lumi.

— Dice il cuoco: che cosa deve fare?

— Aspetti.

— Sino a che ora?

— Sino alle sette, come iersera.

— Ma ad un tratto un debole latrato si udì di lontano, in capo alla viottola.

— Questo è Fox — disse tranquillamente Caterina. — Viene il signore.

Subito per la casa fu un grande aprire e chiudere di porte, un andare e venire. Di lì a un poco una voce clamorosa empì il cortile:

— Qua Fox, qua, povera bestia: qua, Diana, che sei bagnata come un pulcino! Caterina, Caterina! Matteo, attento allo schioppo che è pieno d’acqua! Caterina!

— Sono qua — disse lei, chinandosi sulla scala.

Una grossa testa bruna e riccioluta, sotto un cappello verde di feltro alla cacciatora, poi un corpo erculeo, vestito con la giacca di velluto, i calzoni di pelle e gli stivaloni, comparve sui primi scalini. Con grande rumore di speroni e schioccare di frustino, ridendo a gola aperta, bagnato dal capo ai piedi, Andrea acchiappò sua moglie per la vita, la levò come un bambino sul suo largo torace, la baciò furiosamente, rudemente, sugli occhi, sulle labbra, sulla nuca, nel collo.

— O Ninì, o Ninì — diceva lui, tra i baci schioccanti.

— Sei venuto.... sei venuto.... — mormorava lei, tutta ridente, col pettine che le cadeva e certe macchie rosse che le apparivano vive sulla pelle.