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buonanotte arido, con la voce spezzata di chi non spera più nulla.

E solo, nell’oscurità, accanto a sua moglie che si addormentava, egli ebbe il tormento di rivivere quella giornata in cui aveva desiderato uno sguardo e non lo aveva avuto, una parola e non l’aveva potuta nè dire ne udire, un biglietto e non lo aveva potuto nè dare nè leggere, un bacio e non lo aveva dato: sfinite le forze in questa miserabile giornata, perduta per l’amore. Sì, tutto sarebbe andato sempre così, sempre, sempre. Ed era meglio morire.

III.

Andrea, questo grosso fanciullone, natura semplice e primitiva, temperamento gagliardo e furioso che era poi così facile alla tenerezza, si sentiva infelice e non voleva essere infelice. Egli si ribellava al dolore, si ribellava allo spasimo. Perchè non gli lasciavano amare Lucia? Chi si metteva fra lui e la femmina sua? Quando Caterina si frapponeva, egli avrebbe strillato, pestato i piedi in terra, singhiozzante come un fanciullo a cui la madre toglie un balocco: le sue convulsioni interne rassomigliavano alle terribili nervosità dei bambini cocciuti, che muoiono di un capriccio non soddisfatto. Lucia vedeva gonfiarsegli gli occhi per le lagrime e il viso farsi rosso per lo sforzo di ricac-