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Per cancellare questa impressione, parlò del Governo.

... Il Governo, o signori, e specialmente il ministro d’agricoltura, assente per lieve infermità, vi dice per mia bocca che questa festa, prova di prosperità feconda, e di attività utile, è festa nazionale. La ricchezza dei singoli Comuni nella ricchezza dello Stato: ecco il desiderio del Governo. Esso farà quello che può, nei limiti dei suoi mezzi e nella circoscrizione della sua possibilità, per venire in aiuto a questa valorosa e laboriosa contrada, dove Garibaldi ha combattuto...

— Viva Garibaldi! — gridò la sala.

... e dove i proprietari di terreni lavorano in compagnia dei coloni pel comune benessere. Il Governo è pieno di buone intenzioni che diverranno fatti, nella ragione del tempo. Ma quello che mi sembra più bello, più commovente, è questa festa domestica nel palazzo degli scacciati Borboni, è questo trionfo di popolo dove il popolo ha servito...

Beneeee!

... Solo in un regno costituzionale come il nostro, solo sotto la Casa di Savoia, fedele alle istituzioni, stirpe di soldati e di cavalieri, questo miracolo poteva accadere. Io v’invito a gridare: Viva il Re! Viva la Regina!

Ricadde stanco, l’occhio smorto sotto la palpebra floscia, il labbro inferiore un po’ pendente. Si asciugava il sudore della fronte, macchinalmente. Mentre la folla gridava e applaudiva, i deputati si accostarono al banco e gli strinsero la mano, felicitandolo. Egli ringraziava, premuroso, dando strette di mano ministeriali, cercando di rassodare la sua maggioranza che tentennava. Nel