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trenta per cento 229


Nella settimana che precede la Pasqua, come in quella che precede il Natale, è un volgere gli occhi al cielo, è un sospirare, un pregare perchè esca il sole anche disinteressati, perchè sanno che sono settimane benedette, per i poveri, per gli umili, poichè tutti aiutano, tutti soccorrono, tutti comprano e, meraviglioso a dirsi, la gente meno agiata ha sempre una sommetta da spendere. E quell’anno, proprio, era stato il Bambino Gesù, u bammeniello, che aveva fatto la grazia di cangiare la tramontana in scirocco e di permettere che tutta Napoli diventasse un immane mercato. Il tumulto era cominciato presto e saliva su, su, sui quartieri popolari sino a Toledo, dove diventava immenso, visto che a Toledo vi erano le bancarelle, centinaia di piccole botteghe ambulanti, e da Toledo saliva ai quartieri popolari dell’alto, sino al corso Vittorio Emanuele, sino alle colline verdi, mettendo tutta Napoli in un rombo assordante, intenso, continuo, che parea la gran voce del Vesuvio.

Eleonora Triggiano, fino a che il gran freddo gelava le vie della città, restò in casa, solitariamente, avendo fatto accendere il fuoco nel caminetto, assopita dal gran calore della vampa, in quello stato di atonia malinconica che sempre più l’avvinceva. Il marito era tornato da Salerno, sempre più allegro, sempre più verboso, fumando, ciarlando, come se fosse in preda a una continua