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vade retro, satana 71

settone e appoggiò il Cristo alla parete, dritto, in faccia alla testiera del letto, sicchè il prete, senza muovere il capo, lo potesse guardare. La croce spiccava negra sulla tinta chiara e tersa del muro, in mezzo a due litografie colorate, chiuse tra filetti d’oro, l’una delle quali figurava Paolo e Virginia al guado, l’altra la morte della fanciulla e l’amante che se ne dispera.

Il Cristo sanguinoso e sconquassato sembrava più terribile che mai nella pulitezza linda e leggiadra della camera, dove non c’era una macchia od un granello di polvere: le tende di bucato a bei fiorami inamidate, i parati del letto bianchi a disegni di rilievo e a merletti usciti dalle dita sapienti della padrona di casa, e ricami a lane di ogni colore sulle poltrone e sulle seggiole, e fiocchi e nappe e passamani condotti da lei pensando, sognando un paradiso ingenuo, modesto, virtuoso, nel quale vagava da un po’ di tempo questo desiderio indistinto, che il suo Amilcare somigliasse al suo buon Don Giuseppe.

Don Giuseppe, che non fissava più il Cristo, aveva mutato faccia: sembrava spaventato e nello stesso tempo attratto da una visione; sbarrava gli occhi verso il soffitto per vedere meglio, e apriva la bocca sporgendo le labbra come per aspirare qualcosa. Bisbigliava con la voce esile, ma ora piena di terrori, ora piena di esaltamenti: — Vade retro, Satana. Lucifero. Bella, bionda e in-