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senso 299

piena di dolcezza: — Andate, figliuole mie, andate, dobbiamo parlare con la signora.

Le bambine fecero un passo verso di me come per darmi un bacio; voltai la testa; se ne andarono finalmente un poco mortificate.

— Generale — mormorai — vengo a compiere un dovere di suddita fedele.

— La signora contessa è tedesca?

— No, sono trentina.

— Ah, va bene — esclamò, guardandomi con una cert’aria di stupore e d’impazienza.

— Legga — e gli porsi in atto risoluto la lettera di Remigio, quella che avevo ritrovata nel taschino del portamonete.

Il generale, dopo avere letto:

— Non capisco; la lettera è indirizzata a lei?

— Sì, generale.

— Dunque l’uomo che scrive è il suo amante. —

Non risposi. Il generale cavò di tasca un sigaro e lo accese, s’alzò da sedere e si pose a camminare su e giù per la sala; tutt’a un tratto mi si piantò innanzi e, ficcandomi gli occhi in volto, disse:

— Dunque, ho fretta, si sbrighi.

— La lettera è di Remigio Ruz, luogotenente del terzo reggimento granatieri.

— E poi?

— La lettera parla chiaro. S’è fatto credere malato, pagando i quattro medici — e aggiunsi con l’accento rapido dell’odio: — È disertore dal campo di battaglia.