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negative su collodio secco. 419


Osservazione.

Collodio secco al tannino. — Nelle Photographic notes del 1861, N° 118, noi troviamo descritto il procedimento del collodio secco al tannino del maggiore Russel, il quale procedimento viene assai commendato dal signor Hardwich nell’ultima edizione del suo Manuale della chimica fotografica, e viene praticato con successo da molti. Ecco in poche parole il modo di operare.

La lastra collodionata, sensibilizzata, e lavata molto bene con acqua, si ricopre con una soluzione di tannino contenente 3 parti di tannino per 100 di acqua. Si mette a parte per lasciar seccare spontaneamente, o si fa seccare con calore artificiale. Si espone come d’ordinario, si sviluppa con acido pirogallico e nitrato d’argento acidulato con acido citrico dopo d’aver preventivamente inumidito lo strato con acqua distillata, e si fissa con una concentrata soluzione di iposolfito di soda. Il lato debole di questo procedimento è la poca solidità della pellicola di collodio, che è molto minore di quella che si ottiene coll’albumina, perciò si prescrive di ricoprire i margini dello strato con albumina dilungata con sei volte il suo peso di acqua, la quale impedisca allo strato di staccarsi dal vetro. Nel Photographisches Archiv del 30 giugno 1862 trovo annunziato che il signor Draper di New-York riuscì ad ottenere delle negative istantanee con questo procedimento a secco. Dopo della esposizione nella camera oscura, si mette la lastra nell’acqua calda, e quindi subito si versa sopra di essa lo sviluppatore freddo mentre che la lastra è ancor calda. Riscaldando lo sviluppatore, e versandolo sulla lastra fredda, non si otterrebbe più lo stesso risultato.

Tra gli altri procedimenti proposti potrei ancora citare quello alla glicerina, ma questo è nocivo alla conservazione dei nitrato d’argento, come fa osservare il signor Sparling nel suo trattato1, quindi non ci arresteremo intorno ad esso.

  1. Theory and practice of the photographic art, by M. Sparling. London, 1858.